La
seconda fase della produzione di Renaud si caratterizza per il fatto che il
cantautore è ormai sicuro del suo ruolo di predicatore e affronta il compito
che si è assegnato con maggiore spavalderia. Il mondo della banlieue
appare ora più misero e triste rispetto al periodo precedente. Fanno la loro
comparsa temi non ancora affrontati come quello della droga. Questa fase si
conclude con l'inizio delle canzoni dedicate alla figlia, nata nell'agosto del
1980. La figlia ed i bambini in genere saranno un tema dominante nell'ultimo
periodo.
Dopo il
disco Ma gonzesse del 1979, con cui Renaud ha completato il processo di
presentazione al pubblico, comincia tra quest'ultimo e lui un nuovo rapporto,
che si basa su una certezza: il cantautore si sente investito di autorità nel
suo giudicare, grazie al successo tributatogli dalla gente. Non è un caso che
già dopo il quarto disco Renaud possa permettersi, nel 1980, di fare la sua
prima raccolta di pezzi celebri, con l'album dal vivo Live à Bobino. Due
anni più tardi farà un'altra raccolta, questa volta con un significato diverso.
Si tratta di un album registrato dal vivo all'Olimpia di Parigi, il cui titolo, Un
Olimpia pour moi tout seul (1982), riprende un verso di una canzone del
1980.
Marche à l'ombre (1980). Registra solo una canzone in cui Renaud si
presenta in prima persona, come contestatore alla maniera dei primi album: Où
c'est que j'ai mis mon flingue. Prevalgono soprattutto due elementi. Da una
parte la banlieue, che diventa un
luogo umanamente misero, in cui la vita stessa perde di valore e viene a mancare
quell'energia che caratterizza ancora il bullo di Marche à l'ombre.
Dall'altra compare un modo nuovo di raccontare da parte di Renaud, che avvicina
le sue storie al mondo del fumetto. It is not because you are è una
testimonianza del mai sopito gusto per il gioco verbale, che però si sta
evolvendo verso qualcosa di nuovo.
Le retour de Gérard Lambert (1981). Come
nel disco precedente c'è solo una canzone che si può definire di contestazione,
nel senso che Renaud si presenta in prima persona e lancia delle accuse: Étudiant
poil-aux dents. Come testimonia anche il titolo, nel disco viene coltivato
ancora il gusto per il racconto di tipo fumettistico. Elemento di continuità
con quello precedente è anche la visione della banlieue,
considerata nella povertà umana dei suoi abitanti. Viene ripreso anche il tema
dell'amicizia (Manu), mentre compare per la prima volta e dà inizio ad
un nuovo filone il tema della droga (La blanche).
Morgane de toi (1983). E' il disco che segna una svolta nella
produzione di Renaud. In esso appare per la prima volta la figura della figlia,
la quale in futuro diverrà quasi il simbolo del destinatario a cui si rivolge
il cantautore. A lei sono dedicate già in questo disco due canzoni (En
cloque, Morgane de toi). Si ritrovano i temi della banlieue,
ma compare ora uno spiraglio di speranza (Doudou s'en fout), e il tema
della contestazione (Déserteur). La quale qui assume un tono molto meno
violento rispetto ai precedenti. Près des autos-tamponneuses è di nuovo
una canzone di tipo fumettistico.
Il
Renaud che si ritrova nei dischi della seconda fase è un personaggio molto più
sicuro di se stesso e del suo ruolo di cantautore. Mentre con Ma gonzesse,
del 1979, aveva offerto una immagine di sé triste e malinconica, a partire da Marche
à l'ombre si ritrova il ribelle dei primi tempi. Le canzoni di
contestazione non sono numerose, praticamente una per ogni disco, ma contengono
una carica rivoluzionaria molto profonda. Lo si vede proprio in Où c'est que
j'ai mis mon flingue ('80), dove la lotta e lo scontro con i "pousse-mégots"
ed i "nez de bœux" si riempie di una forza e di una violenza mai
viste prima.
Renaud,
baciato dal successo, si ritrova tutto ad un tratto allo stesso tempo
corteggiato e ricattato dal potere, ma anche analizzato e giudicato dal sistema
e tutto questo lo innervosisce. Da anarchico quale egli è, non si ritiene in
debito verso nessuno, tanto meno verso il potere, ma soprattutto non sopporta
che si attribuiscano alle sue canzoni contenuti e finalità che egli non si era
proposto. Per questo motivo si scaglia contro "Les pousse-mégots et les
nez d'bœux\ Les ringards, les folqueux, les journaleux", che da quando
compare in televisione, da quando ha raggiunto il successo, lo hanno "un
peux trop gonflé". Ma il suo intento non é quello di educare le persone.[1]
Scopre
la forza della rivolta e la sua distanza da tutti gli ideali politici. A destra
come a sinistra egli non vede altro che dei "pauvres mecs endoctrinés,\
Qui foutent ma révolte au tombeau" e che trattano lui, che aveva cantato
la storia di Jojo, da "démago". I politici sono dei "p'tits
bourgeois incurables\ Qui parlent pas qui écrivent pas, qui bavent"; essi
non sono altro che dei "fachos" e dei "gauchos", cioè la
parte peggiore della politica. Renaud mantiene ancora i suoi propositi esposti
nelle prime raccolte e vuole evitare di essere "récupéré", di
partecipare, come molti vorrebbero, al quel processo di polarizzazione politica
che si accentuava negli anni '80, per cui chiunque e qualsiasi cosa doveva fare
riferimento ad uno dei modelli culturali rappresentati dalle due grandi potenze
mondiali contrapposte. Egli è sempre e soprattutto un rivoluzionario anarchico,
che attacca il sistema; che, invece, lo vuole inglobare, in quanto cantante di
successo, al proprio interno, per controllare meglio lui ed il popolo che lo
ascolta. Renaud si schiera politicamente, ma la sua non è una scelta di partito.
Ben presto si rende conto che i capi di partito si servono di lui per attirare i
giovani, ma non si interessano minimamente alle sue idee; tanto che arrivano a
condannarlo nel momento in cui li attacca nelle sue canzoni. Partecipando alle
feste del P.C.F., Renaud non voleva infatti rendere omaggio al partito ed ai
suoi capi, di cui ha una pessima opinione, come di tutti i capi; quello che lo
spingeva era il fatto di ritenere gli iscritti al partito delle persone in
rivolta, dei ribelli nei confronti del sistema come lui.
Il
sistema, del quale fanno parte anche i partiti politici, sembra voglia ricattare
il cantautore affidandosi un certo ruolo nel successo che egli ha avuto e quindi
ritenendolo in debito nei propri confronti. Renaud sente il peso del ricatto
morale che gli viene fatto e reagisce rivendicando ancora una volta la propria
indipendenza. Non è certo il successo che potrà farlo tacere.[2]
La
rivolta vera, quella fatta con le armi, adesso è evocata e incoraggiata.[3]
La canzone finisce con l'avvertimento "FAITES GAFFE!\ J'AI MIS LA MAIN SUR
MON FLINGUE" (il maiuscolo è di Renaud) e poco prima cita come ispiratori
del suo agire due personaggi simbolo del movimento anarchico, come il tedesco
Baader ed il francese Bonnot.[4]
La stessa Repubblica viene rifiutata in quanto istituzione.[5]
Lo scontro con il sistema non è più lotta per la difesa dei derelitti, ma
diventa una lotta per la sopravvivenza morale ed intellettuale.
In Étudiant-poil
aux dents ('81), Renaud si allontana dalla lotta armata che aveva evocato
nel disco precedente, anche se non rinuncia al tono violento e fortemente
accusatorio. Come con Où c'est que j'ai mis mon flingue ('80), utilizza
i ritmi del rock per dare maggiore carica aggressiva al suo discorso. Anche in
questa occasione si presenta in prima persona e si fa forte dell'autorità
intellettuale che il successo di pubblico gli ha attribuito. Come se fosse una
persona eminente si rivolge allo studente di Medicina dicendogli:
"T'oublieras que j' t'ai chanté", quasi che le sue opinioni fossero
qualcosa con cui tutti dovessero fare i conti. C'è da dire che Renaud non è il
tipico personaggio ipocrita, che approfitta del successo per mettersi a parlare
e a criticare cose di cui non si era mai interessato, solo per fare più presa
sul pubblico. Egli raggiunge il successo proprio perché critica la società. E'
allora naturale che senta il consenso del pubblico come una legittimazione del
proprio ruolo e, in un certo senso, dell'immagine che ha proposto di sé.
Con Étudiant-poil
aux dents ('81) attacca un altro mezzo che il sistema utilizza per
perpetuare il proprio potere: l'istruzione. Paradossalmente la scuola e l'università
non sono il luogo dove i giovani sviluppano la propria cultura ed attraverso
questa la propria personalità. Esse sono una macchina per controllare le
coscienze e fare in modo che i giovani si sviluppino secondo un modello
prestabilito. Ma Renaud non denuncia solo l'istituzione, se la
prende anche con gli studenti universitari, "Propres sur eux et
non-violents\ Qui s'en vont grossir les rangs\ Des bureaucrates ed des
marchands". Anch'essi fanno parte del mondo borghese e il difensore dei deboli
riafferma la sua posizione ed il suo disprezzo nei loro confronti. Tanto da dire
che, nel dare un calcio nel sedere del borghese, sono le sue scarpe che vengono
sporcate.[6] Evidentemente la sozzura
morale che Renaud riconosce nei borghesi è molto più fastidiosa di quella
materiale data dalla povertà. Da questo punto di vista esprime il suo giudizio
su alcune professioni, in cui riconosce l'ipocrisia del borghese. Il medico ad
esempio, che si preoccupa di fare venire malattie a tutti quanti, ma non si
degna di andare nel Terzo Mondo, dove c'è più bisogno di lui.[7]
La triste considerazione è che "La médicine c'est une putain\ Son
maquereau c'est l' pharmacien". Anche la salute è sottomessa alle regole del
sistema.
Ancora
più duro è l'attacco contro gli studenti di Diritto. Ogni volta che Renaud
parla di leggi, proprietà o potere in genere, non può fare a meno di ricordare
la violenza con la quale il sistema difende se stesso. Anche in questo caso si
ha lo stesso atteggiamento e lo studente di Diritto è rappresentato più nelle
sembianze di un boia, che in quelle di un difensore dei diritti offesi. "Demains
c'est toi qui viendras\ Dans ta robe ensanglantée\ Pour faire appliquer tes
lois\ Que jamais on a votées\ ...\ Ta justice on en veut pas", in questi pochi
versi si ritrovano due degli elementi che sono alla base del pensiero di Renaud.
Da una parte la violenza di cui si serve il potere, rappresentata nel suo
aspetto più spietato con la visione del sangue sugli abiti dello studente,
futuro boia-assassino; dall'altra l'estraneità del cantautore e del mondo che
egli difende, nei confronti della organizzazione statale, che è loro imposta.
E' significativo a questo proposito l'uso del possessivo "tes" e
"ta" quando parla di leggi e di giustizia, che appunto non
appartengono al popolo, ma ai detentori del potere. Ancora una volta cerca di
mettere in evidenza il difetto della organizzazione sociale. Il fatto che egli e
tutti gli zonards sentano le leggi e
la giustizia come qualcosa di estraneo ed imposto dall'alto, deriva dal fatto
che quelle non si preoccupano degli ultimi, li escludono per difendere solo una
parte della società, quella che permette loro di perpetuarsi. Renaud e la sua
gentaglia sono esclusi da questo circolo vizioso. Il primo per scelta, i secondi
per forza.
Ciò
che però è messo maggiormente in evidenza in questa canzone è l'atteggiamento
acritico degli studenti nei confronti della società, in cui crescono ed in cui
dovranno vivere. Il cantautore
denuncia il fatto che essi continuano a commettere gli stessi errori dei loro
predecessori, portandosi dentro la ventiquattrore la loro stupidità.[8]
E' un atto di accusa nei confronti delle classi dirigenti future, che crescono
con la mentalità di quelle presenti. Agli studenti ben ordinati vengono
contrapposti coloro che fanno dell'assenza della cultura un privilegio, piuttosto che uno svantaggio; coloro che da
tempo hanno capito quali sono le cose veramente importanti, cioè "qu'y
faut jamais travailler\ Et jamais marcher au pas", e soprattutto non
vogliono "finir loufiats\ Au service de cet État". Costoro sono gli
studenti che non studiano, che poltriscono all'università e che non si
preoccupano della politica.[9]
Il messaggio di Renaud è qui chiaro e inequivocabile, rifiuta l'istruzione se
questa diventa un mezzo per controllare le coscienze. E' un tema che compare per
la prima volta e che sarà sviluppato in maniera più ampia nell'ultimo periodo.
Alle
professioni che vengono attaccate nelle strofe, Renaud contrappone delle
alternative nei ritornelli. La persona che parla, che è Renaud, ma anche un
bambino, si rivolge alla madre e le dice di voler diventare da grande un
gangster, un poeta, un infermiere o addirittura un "moins que rien",
piuttosto che fare lo studente, piuttosto cioè che rinunciare alla propria
indipendenza e sottomettersi al potere costituito. Una scelta che Renaud ha
fatto veramente, rinunciando alla scuola, ma non alla cultura, per diventare
cantante e quindi evitare di "travailler". Si ritrova spesso in questo
periodo l'idea del bisogno di evitare il lavoro per difendere la propria
indipendenza, quasi che l'uomo che lavora dovesse, come aveva fatto Lucien[10],
rinunciare a tutti gli ideali sociali e farsi inglobare dal sistema. In
Où c'est que j'ai mis mon flingue ('80) Renaud afferma con forza:
"j' cris bien haut\ ...\ Que j'aime pas le travail\ La justice et l'armée";
in Étudiant-poil aux dents ('81): "y'a longtemps qu' t'as pigé\
Qu'y faut jamais travailler"; in Déserteur ('83): "L' travail
c'est pas pour nous".
In
quest'ultima canzone viene sviluppato anche il tema della opposizione ad ogni
tipo di guerra ed all'esercito[11].
E' un atteggiamento che potrebbe apparire in contraddizione con quello che
diceva in Où c'est que j'ai mis mon flingue ('80), ma che in effetti non
lo è. Già nella canzone del 1980 affermava di essere contro l'esercito,
vedendo la violenza dello Stato e quella del rivoluzionario in quella
prospettiva che le aveva distinte già nel primo periodo. La differenza
fondamentale sta nella loro finalità: da una parte la violenza come mezzo di
repressione e conquista; dall'altra la violenza come unico modo per poter
difendere la propria libertà.
In ogni
caso Déserteur ('83) offre una immagine diversa di contestazione. Ora il
protagonista appare molto più vicino alla figura dell'hippy, un personaggio che
non potendo cambiare la società si limita a rifiutarla ed a proporre un mondo
di valori suo. Il protagonista è prima di tutto un disertore, una persona che
paga sulla propria pelle il rifiuto dei valori della società benestante. Vive
con pochi amici in una casa mal costruita e coltiva l'hascisc, "une herbe
qui nous rend moins cons"; è un militante del partito degli uccelli, delle
balene, della terra e dell'acqua, ma soprattutto non è manipolato da nessun
potere politico, né di destra, né di sinistra. E' la posizione che Renaud
assume dopo che ha ritrovato una propria dimensione umana e dopo che la nascita
della figlia influisce in modo sostanziale nella sua visione della vita. I
termini sono ancora molto crudi, ma il tono del discorso si fa più pacato. Quando
parla dell'esercito lo definisce "armée de glands\ ... troupeau de
branleurs"; i militari "sont nul y sont moches\ Et pis y sont
teigneux". Nonostante tutto il clima generale è più sereno; a partire dal
supporto musicale, che abbandona il ritmo violento del rock, presente nelle
altre canzoni di protesta di questo periodo, per lasciare il posto alla melodia,
che è l'elemento musicalmente principale della canzone.[12]
Anche il testo mostra un mitigarsi dei toni. Esso si presenta in forma di
lettera indirizzata a "Monsieur le Président", testimoniando una
certa disponibilità al dialogo, da parte del mittente, che nelle canzoni
precedenti mancava del tutto. Il rappresentante più eminente del mondo borghese,
una volta odiato e attaccato con violenza,[13]
diventa ora un referente politico; dato anche dal fatto che Renaud nutriva una
certa ammirazione per Mitterrand, anche se non vedeva in lui una persona che
potesse cambiare la società. Come si capisce poi nel finale il presidente è
soltanto il rappresentante di quel mondo che Renaud e i suoi amici rifiutano ed
egli viene invitato a condividere il loro modo di vivere, così come viene
invitata tutta la società.[14]
Sembra
che Renaud, trovando nella realtà un modello di vita, lo voglia in questo
momento proporre a tutti, allontanandosi allo stesso tempo dalla "société",
nei confronti della quale non si sente più contrapposto, ma completamente
franco e indipendente.
Tale
distanza dalla società si ritrova anche per quello che riguarda il mondo della
periferia, che non viene rappresentato più come contrapposto alla città. Nella
produzione di questa seconda fase viene a scomparire quasi del tutto lo scontro
tra il mondo dei derelitti ed il mondo benestante. Si ritrovano solo i primi,
con le loro storie, che sono storie in cui Renaud più di tutto cerca di
dipingere la miseria dell'esistenza e la disperazione; date anche e soprattutto
dall'indigenza e dalla solitudine.
L'opposizione
tra i due mondi perde il carattere tragico delle canzoni precedenti ed è sempre
il bullo ad avere la meglio sul borghese. Lo si vede in canzoni come Marche
à l'ombre ('80) o Les aventures de Gérard Lambert ('80), nelle
quali è il personaggio della periferia che picchia il benestante, anche perché
lo scontro non è tra i mondi che essi rappresentano, ma tra due singoli
rappresentanti di quei mondi. Non ci sono né poliziotti, né militari a
soffocare nel sangue la timida rivolta dei derelitti. In Marche à l'ombre
('80) viene proposta la situazione inversa, rispetto a quella che Renaud aveva
offerto in precedenza. Si ritrova infatti il delinquente all'interno del suo
mondo, buttato sopra il bancone di un bar a non fare nulla, che deve difendere
il proprio territorio dagli intrusi.[15]
Renaud più di una volta aveva dipinto il mondo della periferia e quello della
città come due organizzazioni sociali differenti, fra le quali non c'era
dialogo e che vedeva prevalere la seconda grazie all'uso della forza. Ma senza
militari di mezzo, nella periferia vige la legge del più forte, alla quale
devono sottostare anche gli abitanti della città. Così, l'eroe della canzone
manda via in malo modo le persone indesiderate che entrano nel suo bar.[16]
Questo ad un certo punto diventa un vero e proprio saloon e il protagonista
arriva a dire che lo stesso comportamento lo terrà anche con la morte, il
giorno in cui essa verrà a portarlo via.
Già in
questa canzone, ma ancor di più in Les aventures de Gérard Lambert
('80), si nota un nuovo modo di raccontare da parte di Renaud. Gli eroi non sono
persone che provengono dalla strada e dalla realtà, essi si presentano subito
come personaggi irreali, che vivono in un mondo di fantasia. Sembrano quasi
venuti fuori da un fumetto, tanto che dopo l'uscita del disco Le retour de Gérard
Lambert, che prende il titolo dalla canzone omonima, nel 1981, Gérard
Lambert diventa il protagonista di un vero e proprio fumetto, scritto da Renaud
e il cui eroe si ritrova nell'ultima pagina della copertina del disco.
Anche
Lambert, in Les aventures de Gérard Lambert ('80), non si mette nessun
problema a picchiare chi lo disturba e con un colpo di chiave inglese in mezzo
agli occhi spacca la testa del "Petit Prince", che lo aveva disturbato
mentre riparava la sua motocicletta. Ancora una volta Renaud giustifica il
comportamento violento dei suoi eroi e conclude la canzone con una morale:
"Faut pas gonfler Gérard Lambert\ Quand y répare sa mobylette". La
stessa sorte toccherà ad una prostituta nella seconda storia dedicata a questo
eroe, Le retour de Gérard Lambert ('81), anch'essa uccisa con un colpo
alla testa. In questo caso Renaud non si preoccupa neanche di commentare l'accaduto
e come se nulla di importante fosse successo conclude la canzone dicendo:
"Il éclata la tête de cette créature\ Et s'en fut dans la nuit vers
d'autres aventures". Benché queste storie siano palesemente di fantasia,
l'atteggiamento di Renaud nei confronti della periferia e della gente che la
abita non è cambiato rispetto alla prima fase. Egli si sente comunque vicino al
loro modo di pensare e di affrontare la vita, e gli eroi di fantasia che propone
in questo periodo sono in definitiva degli eroi positivi.
Gérard
Lambert è un po' la rappresentazione del teppistello di strada, come Renaud
stesso era stato e si vedeva; rappresentato in modo stilizzato e ironico, è un
po' goffo e un po' stupido. Ma rimane pur sempre un personaggio della fantasia
del suo autore. E' un fatto molto importante se si considera come viene
descritta la periferia, quella reale. Fintanto che gioca con la fantasia Renaud
scherza e ride, ma nel momento in cui parla della banlieue vera, il suo tono si fa serio e patetico. I personaggi che
vengono raccontati in questo periodo sono dei poveracci senza speranza, che si
accontentano al massimo di vivere una vita piatta e senza stimoli. E'
il caso di La teigne ('80), Mimi l'ennui ('80), Banlieue Rouge
('81), Loulou ('83) e Deuxième génération ('83).
Soltanto
nell'ultima il personaggio si presenta in prima persona e il suo discorso
mantiene il carattere di denuncia nei confronti del sistema. Già dal titolo si
percepisce il dramma del magrebino emarginato; deuxiéme génération è infatti un termine gergale per indicare i
figli degli immigrati magrebini. L'eroe della canzone è un ragazzino di
quindici anni e, forse unica volta in Renaud, il personaggio che ha ricevuto la
parola dal cantautore dice il proprio nome.[17]
Egli ha già il suo "C.A.P."[18]
di delinquente ed è il più grande della sua banda. Nella seconda strofa fa una
considerazione che è un duro atto di accusa nei confronti della società che lo
ospita.[19]
Ancora una volta Renaud attacca il sistema, il quale non condanna alla prigione
il giovane delinquente, non tanto per le sue azioni, quanto per la sua età, ma
allo stesso tempo non si preoccupa di dargli la possibilità di farsi una vita
diversa e uscire dalla sua miseria. E' di nuovo l'ipocrisia e la soluzione
demagogica dei problemi che viene denunciata, tanto che il ragazzo, se da un
lato descrive la prigione, solo per sentito dire, come un luogo inospitale,
subito dopo ammonisce che vivere in mezzo alla strada non è certamente meglio,
"parc'que ici tu crois qu' c'est drôle\ Tu crois que la rue c'est les
vacances". Sembra qui risentire la voce del giovane col giubbotto di pelle
che risponde al "père béret basque" di Les charognards ('77).
Il "tu" che pronuncia il magrebino è ancora una volta indirizzato
alla Francia intera, senza che però questa volta ci sia un rappresentante a
impersonarla. All'interno della canzone non c'è nessuno che si possa
identificare col "tu", che diventa allora il destinatario e che si può
identificare nella organizzazione della giustizia. Ad essa viene fatta una
domanda che, come nell'altro caso, suona piuttosto come una affermazione.
Segue poi il ritornello, dove è descritto cosa significa vivere in una
strada, cosa guadagna il giovane non finendo in prigione: "J'ai rien à
gagner, rien à perdre\ Même pas la vie\ J'aime que la mort dans cette vie
d'merde\ J'aime c' qu'est cassé\ J'aime c' qu'est détruit\ J'aime surtout c'
qui vous fait peur\ La douleur et la nuit...". L'eroe
della canzone prende coscienza della miseria della sua condizione e prova
disperazione. Si rende conto che una vita come la sua non ha alcun significato e
privo di ogni speranza vede la morte come un mezzo per fuggire la realtà. Una
disperazione dettata anche dal fatto di essere un francese figlio di emigrati,
che non è riuscito ad integrarsi nella società di cui fa parte. E' un dramma
profondo, ma anche un invito indirizzato alla gente per rendersi conto che l'integrazione
in Francia è solo formale.
Renaud
più di una volta aveva già rappresentato questo tipo di personaggio nella
prima fase, basti ricordare il protagonista di Les charognards ('75), che
viene definito dal panettiere un "bicot", termine ingiurioso per
designare gli indigeni del nord Africa; o il nomade di Salut Manouche
('79). In questo secondo periodo, però, lo sguardo del cantautore non è
rivolto al confronto-scontro tra periferia e città, esso si focalizza soltanto
sul personaggio rappresentato e sulle sue miserie. Così l'emigrato di seconda
generazione si sente straniero nel mondo in cui vive e che non lo accetta, ma
allo stesso tempo sente estraneo il mondo da cui provengono i suoi genitori, che
egli non ha mai visto e nel quale comunque non riuscirebbe a sentirsi a casa
propria.[20]
Questa
canzone si trova nell'ultimo disco della seconda fase e si può considerare un
po' un punto di arrivo, perché Renaud ricerca il massimo dell'effetto patetico
dando voce direttamente al suo personaggio. Dopo la prima fase, in cui tale
tecnica era diventata quasi una abitudine, il cantautore nella seconda decide di
raccontare dall'esterno le storie dei suoi personaggi. Ma sono storie molto più
tristi. Il protagonista di La teigne ('80) da un lato ricorda il teppista
delle prima canzoni,[21]
cattivo e violento anche con gli amici, un personaggio che ha nella paura altrui
e nella sua brutalità le basi della sua autorità, ma dall'altro confessa una
povertà umana devastante. Una completa mancanza di affetto che lo porta al
suicidio a soli vent'anni.[22]
L'autore non gli dà la voce, ma il commento sgomento del narratore rende più
triste tutta la scena. Egli utilizza una espressione familiare di stupore,
"putain!", che esprime in modo diretto e significativo l'eccezionalità
della disperazione del "teigne": "Putain! C'
qu'il était malheureux\ Putain! C' qu'y cachait comme suffrance".
Si
tratta di una disperazione assoluta e sconfortante, dalla quale non sembra si
possa sfuggire, ma è anche la rappresentazione della semplicità umana della
gente di periferia. Gli zonards sono
persone prive di istruzione e impreparate a vivere nella guerra quotidiana della
città. Essi si nutrono di illusioni e di sogni irrealizzabili, che vengono
sistematicamente delusi dalla vita.[23]
Un
personaggio deluso dalla vita è il protagonista di Baston ('80), il
quale deve fare i conti con la
realtà e la disillusione. Egli sognava una ragazza tutta sua, un lavoro senza
orari fatto più per piacere che per denaro, una famiglia da non subire; ma
tutti i sogni sono ormai svaniti e ora non vuole più invecchiare, perché ha
paura di diventare come i suoi genitori.[24]
Allora l'unica soluzione è la morte, "Et pour jamais vieillir y sait
qu'y doit crever!". La morte viene cercata da Angelo, il protagonista
della canzone, nelle risse che scoppiano ogni sera, dove mette a rischio la
propria esistenza. Anche in questo caso il commento del narratore cerca di
sottolineare l'assurdità della condizione del personaggio e commenta il suo
agire dicendo: "C'est p't'être con, mais tout est con!". I valori
perbenisti della città non hanno alcun senso per i derelitti e se la realtà è
troppo crudele per essere comprensibile, le persone non agiscono più secondo
detti valori.
La
scoperta della dura realtà e la frantumazione dei sogni è un elemento che si
ritrova anche in Mimi l'ennui ('80), dove è però protagonista una
ragazza. Anch'essa stanca della vita, ha perso interesse per tutto e le
espressioni che Renaud utilizza sono tragicamente esplicite.[25]
Nel ritornello, "Elle aime rien même pas les copains,\ Pi elle dit
qu'elle est lasse\ De traîner sa carcasse\ Dans c' pauv' monde tout gris,\ Dans
cette pauv' vie sans vie.\ Elle s'ennuie", è descritto lo stato di
sconforto di una persona che oramai ha perduto anche la speranza, che non vede
neanche un ultimo spiraglio di salvezza e si limita a sopportare la sua vita
senza vita. Questa verrà sconfitta, un giorno, dalla morte e la ragazza potrà
abbandonare finalmente il modo, senza disturbare nessuno.[26]
La disperazione e la sconfitta si fanno tragiche e la giovane, che vede delusi i
suoi sogni,[27] si sente perduta e non
trova più neanche la forza di reagire. In queste canzoni la morte sembra essere
l'unico rifugio all'angoscia della vita. Non c'è scampo allo sconforto quando
questo nasce dalla convinzione che non si può cambiare nulla, che tutto rimarrà
sempre uguale al presente.
Questo
pensiero è esplicitato in Banlieue Rouge ('81), dove il protagonista è
di nuovo una donna. Nel ritornello Renaud spiega che la donna "Habite
quelque part\ Dans une banlieue rouge\ Mais elle vit nulle part\ Y'a jamais rien
qui bouge", sottolineando proprio la sua incapacità e mancanza di forza
per uscire dalla situazione in cui si trova. Abbandonata dai figli e dal marito
si attacca agli oggetti che le stanno attorno e vive della loro compagnia. Si
alza, la notte, quando le sembra di sentire il pesce rosso che si muove, per
paura che scappi anche lui; oppure gioca al lotto il suo numero di "Sécurité
Sociale". Anche in questo caso lo sconforto vince la speranza e Renaud
descrive la donna come una persona dimenticata da Dio.[28]
La
solitudine è il male più grave che attanaglia questi personaggi, incapaci
ormai di intessere nuovi rapporti sociali. Il dover affrontare la vita da soli
è un compito troppo difficile per loro. Una prova che neanche i più duri
riescono a superare, così che anche il vecchio boss del quartiere alla fine si
ritrova solo e disperato.[29]
In Loulou ('83) il boss è rappresentato nella sua decadenza e risulta
molto più patetico di Lucien, che aveva abbandonato i suoi sogni di
rivoluzione. Soprattutto è diverso l'atteggiamento di Renaud; Lucien era in un
certo senso accusato di aver tradito la rivoluzione, Loulou è, insieme al
narratore, un ex-delinquente privo ormai di autorità. Egli è rappresentato
come un vecchio grasso e rimbambito[30]
e rappresenta la rinuncia da parte di Renaud di questo modello di eroe. Il
cantautore esce dalla città e abbandona tutto ciò che ad essa era legato.
Pur
avendo attraversato un periodo di crisi, almeno dal punto di vista dell'immagine
che egli dava di sé, Renaud non ha mai raggiunto lo sconforto totale dei suoi
eroi e nei momenti più bui ha trovato la forza di reagire grazie all'amore.[31]
I personaggi di questo periodo sembrano invece essere stati sconfitti dalla
disperazione e solo nell'ultimo disco, insieme alla canzone più patetica,
compare una nuova fiducia e una nuova speranza nel futuro. Si trova allora anche
il personaggio che riesce a reagire ed a sognare una vita diversa da quella che
conduce. Si tratta della commessa del negozio di costumi, in Doudou s'en fout
('83), che sopporta volentieri la propria condizione sognando di partire verso
nuovi mondi, verso un paese più bello e più caldo, dove potrà abbronzarsi
senza il segno del costume. Nel negozio dove lavora il sole e l'amore non
entrano mai, ma questo non è un problema perché " La douou elle s'en
fout\ Au moi d'août elle met les bouts". Si apre uno spiraglio di speranza
che nelle altre canzoni era assente e impensabile. La distanza tra la ragazza e
i gli altri sventurati è tutta nell'atteggiamento nei confronti della vita, che
i secondi vedono come una condanna e aspettano che finisca, mentre la prima la
vede bella. Non è forse una coincidenza che, anche in questo caso,
l'atteggiamento di Renaud cambi nel disco in cui compare per la prima volta la
figura della figlia e che nasce dopo e durante un lungo viaggio sulla sua barca.
Il
dolore e la disperazione non sono legati solamente alla condizione del
derelitto, essi hanno anche altre cause, come l'amore, In Manu ('81), e
la droga, in La blanche ('81), un nuovo tema che dal 1981 entra a far
parte della poetica di Renaud. In entrambi i casi Renaud cerca di mitigare la
tristezza attraverso l'amicizia, che si contrappone alla solitudine e alla
difficoltà di vivere. Il mittente si rivolge al disperato e cerca in qualche
modo di consolarlo. Nel caso della delusione d'amore è proprio l'amicizia
l'unico modo per poter reagire e Renaud ricorda che dopo la fine di ogni storia
gli amici si ritrovano sempre.[32]
Ritorna l'idea di amicizia legata al gruppo, di carattere positivo, che si era
persa nell'ultimo disco della prima fase, dove appariva come un qualcosa di
lontano e non realizzabile. Il rapporto di valori tra amicizia e amore ritorna
quello degli inizi[33]
e mentre l'amicizia è qualcosa che dura per sempre, l'amore è qualcosa di
passeggero e soprattutto non è più il mezzo per sfuggire alla propria
tristezza. Manu, il personaggio della canzone, inizia a causa della solitudine
la sua relazione con una ragazza, che invece di renderlo felice lo fa soffrire;
Renaud ribadisce ciò che aveva già affermato in Petite fille des sombres
rue ('75), che cioè quando l'amore diventa un peso è meglio rinunciarci, e
invita l'amico ad abbandonare la persona che lo maltratta, che lo priva della
libertà, anche se ciò comporta una grandissima sofferenza.[34]
Ma
l'amicizia non è una medicina che può curare tutti i mali dell'anima e così
l'affetto dell'amico verso Michel , in La blanche ('81), viene sconfitto
dalla dipendenza di quest'ultimo dalla droga. Il narratore non può far altro
che prendere atto della sua condizione e rinunciare a salvarlo. Anche per quello
che riguarda il drogato, come per il delinquente di periferia, Renaud non si
sente di condannarlo, e, rinunciando alla posizione benpensante, lo assolve da
qualsiasi colpa, addossandole tutte a chi sfrutta la sua disperazione.[35]
Quando
parla col drogato il narratore di La blanche ('81), che è il portavoce
delle idee dell'autore, contrappone alla vita dell'amico un proprio modello
personale. Renaud, da sempre, si è presentato come un personaggio fuori dalle
regole e dai luoghi comuni, amante dei vizi; basti pensare alla visione della
rivoluzione che aveva in La bande à Lucien ('77), o vedere le due
canzoni Pochtron! ('83) e J'ai raté télé-foot ('81), in cui si
mostra completamente ubriaco. Ma nel momento in cui si parla di droghe pesanti
si tira indietro e per la prima volta si mette a fare prediche.[36]
Renaud è sempre lo stesso, ma si contrappone al drogato: mentre il primo si
ubriaca, l'altro si fa una tirata di coca, il primo si fuma due pacchetti di
sigarette e l'altro si droga, alla fine il tossicodipendente è agitato, mentre
Renaud è pieno di energie.[37]
Si può ritrovare già in questa canzone quel personaggio che sarà il
protagonista di Déserteur ('83), che propone un modello di vita suo,
fatto di non lavoro e di spinelli.
Renaud
lentamente si immedesima nel personaggio che non riesce ad entrare in sintonia
col mondo e che per questo conduce una vita da fannullone. Lo studente in
"que dalle" che perde il suo tempo all'università, in Étudiant-poil
aux dents ('81), è ritenuto migliore dei suoi colleghi dell'università,
che si affannano a studiare per entrare nel sistema. Egli ricorda molto da
vicino la protagonista di Germaine ('77), la ragazza che abitava nel
quinto arrondissement, vicino alla Sorbona, di cui il narratore si era
innamorato. A casa sua "C'était vraiment Bizance,\ Tous les jours de la
s'maine\ On était en vacance" e le giornate trascorrevano seduti tutti in
terra, in cerchio, a bere birra e tè al gelsomino. Si può considerare questo
personaggio una anticipazione di quello che sarà poi l'eroe che vive in un
mondo di valori personali, senza farsi influenzare dal mondo esterno. Non a caso
Renaud ripropone un personaggio con lo stesso nome in Mon H.L.M. ('80),
dove Germaine è diventata la "môme du huitième". Riprendendo la
tecnica narrativa di Exagone ('75), descrive la povertà umana delle
persone che abitano nelle case popolari, individuando per ogni piano del suo
palazzo un personaggio caratteristico. Tutti sono ritenuti dal narratore persone
poco interessanti, ad esclusione di Germaine, dalla quale si rifugia quando non
sopporta più la compagnia degli altri. Solo con lei può sognare un mondo
migliore.[38] In Déserteur
('83) questi modelli diventano il personaggio principale, presentato in prima
persona, che abita in un mondo tutto suo, lontano dalla società, dai militari,
dalle guerre, dalle centrali nucleari e dai sottomarini atomici, e che vive in
sintonia con la natura in una fattoria, insieme agli amici. Il disertore
testimonia un nuovo atteggiamento di Renaud nei confronti della vita e del
mondo, dovuto probabilmente anche al fatto di aver trascorso un lungo periodo di
tempo in mare sulla sua barca[39],
lontano dal chiasso della civiltà, dove ha potuto ritrovare l'intimità
familiare. Vivendo in compagnia soltanto della moglie Dominique e della figlia
Lolita, sembra trovare un suo modello di vita, che può proporre agli altri e
che si contrappone al modello cittadino e al sistema, il quale oramai non può
più influenzarlo in nessun modo.
L'ultimo
disco del secondo periodo, Morgane de toi..., risente molto di questo
processo di autodeterminazione e si caratterizza per la comparsa di alcuni
elementi nuovi rispetto a quelli precedenti. Si è già visto come, fra le
canzoni di protesta, Déserteur ('83) abbia un tono molto meno violento e
offra una apertura al dialogo; Doudou s'en fout ('83) è l'unica canzone
della banlieue la cui protagonista non
è sconfitta dalla disperazione e mostra una speranza verso il futuro; Loulou
('83) è il primo eroe decadente della periferia. Ma l'elemento più nuovo ed in
un certo senso inaspettato è la comparsa della figlia di Renaud come
personaggio principale delle canzoni. Lolita Séchan, nata già tre anni prima,
nell'agosto del 1980, aveva fatto soltanto una timida e fugace apparizione in J'ai
raté télé-foot ('81). In questa canzone il protagonista, che si può solo
intuire essere Renaud, passa l'intero pomeriggio a guardare la televisione e a
bere birra, fino a quando la moglie lo obbliga a riscaldare il biberon per la
figlia e a cambiare la segatura nella cuccia del gatto. Arrivato in cucina
succede il finimondo e alla fine si ritrova coricato nella cuccia del gatto a
dare alla bambina un biberon pieno di segatura e di Pastice.[40]
Renaud si mostra in questa canzone, ma anche in Pochtron dell'83, come un
padre snaturato, che non si preoccupa della figlia.[41]
Sempre nell'83, però, cambia completamente il suo atteggiamento nei confronti
della bambina, o meglio l'atteggiamento che attraverso le sue canzoni vuole
raccontare. Lolita diventa un personaggio fondamentale e Renaud si mostra come
un padre affettuoso e attento.
Già il
nome dato al disco testimonia il nuovo comportamento. Morgane de toi...,
riprende il titolo di una canzone, la quale ha come sottotitolo il più comune amoureux
de toi.[42] E' questa una delle due
canzoni dedicate alla figlia, verso la quale Renaud mostra di nutrire un
sentimento volutamente ambiguo, a metà strada tra l'amore paterno e l'amore
verso una donna. E' interessante a questo punto fare un breve confronto con
quello che aveva scritto in Chanson pour Pierrot ('79), dove il figlio
era soltanto immaginato. La differenza principale tra la realtà e
l'immaginazione è il fatto che la figlia è una femmina, mentre Renaud aveva
pensato ad un maschio. Da qui il diverso rapporto, anche se poi il sentimento
non è troppo differente. Pierrot era pensato come un amico, come un compagno
col quale poteva condividere gioie e dolori e col quale c'era una intesa anche
nel modo di vedere il mondo; Lolita è una ragazza e Renaud la vede come una
figlia, ma si comporta con lei come se fosse la sua fidanzata.
In Morgane
de toi (amoureux de toi) ('83) mantiene il discorso sempre in bilico tra
l'essere padre e l'essere innamorato e il ritornello appare più adatto alla
moglie che alla figlia: "Lola,\ J'suis qu'un fantôme quand tu vas où
j'suis pas\ Tu sais ma môme que j'suis morgane de toi". Da padre si
preoccupa di difendere la figlioletta dai bambini che le vogliono rubare il
secchiello o la paletta[43],
o del fatto che ci saranno tanti ragazzi che le andranno dietro[44];
da innamorato si scrive il nome di lei con le borchie dorate sul dorso del suo
giubbotto di pelle e soprattutto si preoccupa del fatto che un giorno la sua
amata lo abbandonerà.[45]
In En
cloque ('83) Renaud cerca di descrivere il mistero della gravidanza. Essendo
un maschio non può vivere in prima persona questa esperienza, ma la osserva e
la racconta. Portare un bambino nel proprio ventre è qualcosa di straordinario
e il maschio, per quanto si sforzi di partecipare a questo evento, ne rimane per
forza escluso.[46]
In questo caso Renaud dimostra una particolare sensibilità nei confronti del
mondo femminile, che non si può considerare qualcosa di strano, ma è in
sintonia col suo modo di fare, sempre attento a chi gli sta accanto. Riconosce
alla donna il privilegio di poter vivere una esperienza per lui così
affascinante e un po' se ne rammarica.[47]
Non si limita però a guardare la mamma della sua creatura, partecipa alla
gravidanza a modo suo, felice anche lui del fatto di diventare padre.[48]
Questo
cambiamento netto nel modo di proporsi di Renaud, se non è dovuto al periodo
trascorso in mare con la famiglia, con questo coincide però perfettamente. Il
mondo marino compare nel disco del 1983 con Dès que le vent soufflera,
dove il protagonista, che parla in prima persona, ha abbandonato tutti i parenti
per fare il marinaio e dice di essere stato rapito dal mare. Il mare è il suo
"destin", al quale non si può opporre. Significativo è l'inizio
della prima strofa tra i ritornelli, dove viene espressa proprio l'idea della
predestinazione: "«C'est pas l'homme qui prend la mer\ C'est la mer qui
prend l'homme»". La barca ha aperto a Renaud orizzonti nuovi, non solo
paesaggi, ma un nuovo modo di vivere. Per l'abitante della città, fiero
dell'appartenenza culturale alla capitale francese, il contatto con la natura e
con il mare sono una esperienza straordinaria e il cittadino scopre la sua vera
dimensione. La città e tutte le sue bellezze non compaiono più. Nel disco del
1983 ritorna più volte l'idea della fuga, della partenza. Fugge la doudou in Douou
s'en fout ('83); il protagonista di Dès que le vent soufflera ('83)
abbandona tutti e parte marinaio; il disertore in Déserteur ('83),
scappa dalla civiltà e si rifugia in un luogo sconosciuto; scappa anche Renaud,
che, con la figlioletta e tutti i bambini del mondo, sale sulla sua galera prima
che il modo crolli. Si potrebbe dire che in un certo senso Renaud abbia superato
il problema della convivenza nella città con il sistema ed il mondo borghese e,
trovato un suo luogo dove vivere, guardi adesso più distaccato quello che
accade in città.
Se da
una parte però lo sguardo del contestatore si fa più indulgente nei confronti
della realtà cittadina, esso si allarga pian piano fino a includere tutto il
mondo. In Morgane de toi ('83) si ha la prima testimonianza di una nuova
prospettiva e le ultime due strofe conducono direttamente a quella visione del
mondo caratteristica del periodo successivo. I bambini rappresentano il debole
in generale, non solo il derelitto della periferia di Parigi, ma gli indifesi di
tutto il mondo,[49]
e Renaud si mette alla loro testa, non più come generale di un esercito[50],
ma come nuovo Noè, che con la sua arca arriva a portare in salvo chi ha bisogno
di protezione.[51]
Una
sottolineatura merita il nuovo modo che Renaud utilizza per raccontare le sue
storie. A partire dalla comparsa del personaggio Gérard Lambert, Renaud si
indirizza in questa fase verso un tipo di racconto di carattere fumettistico.
Così possono essere viste, oltre le due canzoni su Gérard Lambert (1980/81), Marche
à l'ombre ('80), L'auto-stoppeuse ('80), Le père Noël noir
('81), Près des autos tamponneuses ('83). Esse rappresentano una
evoluzione dello spirito giocoso e ironico che è presente fino dai primi dischi
e per il quale si possono avvicinare ad altre quali It is not because you are
('80), dove ritorna il gioco linguistico allo stato puro, o Ma chanson leur a
pas plu... ('83), che ironizza sul mondo musicale francese. In tutte si
ritrova il gusto per il divertimento, che subisce una nuova evoluzione. Dallo
stato di gioco fonetico si era sviluppato come gioco di significati e
significanti e ora giunge al paradosso situazionale. E' il motivo per cui il
racconto si caratterizza come fumetto. Ma gli elementi precedenti non sono
persi, essi si ritrovano tutti all'interno delle nuove canzoni.
Renaud
non rinuncia mai al suo lato ironico, anche se esso perde di spessore
comunicativo. Dietro queste canzoni non si ritrova nessun messaggio particolare
e si ha l'impressione che abbiano realmente, soltanto, il ruolo di divertire.
Infatti se per esempio L'auto-stoppeuse ('80) racconta le sventure di una
persona che dà un passaggio ad una ragazza e da qui nasce una situazione
comica, Près des autos-tamponneuses ('83), esce fuori dalla realtà. Si
hanno allora i protagonisti che mangiano insieme un gelato al cioccolato, ma
mentre la ragazza prende la fragola l'amico non mangia niente.[52]
Oppure sempre il giovane che, dopo aver usato la macchina numero
"deuze" (per fare rima con "auto-tamponneuses"), nel secondo
giro riprende la "onze". Anche Le père Noël noir ('81) è più
una storiella divertente che un vero attacco contro la religione o la figura di
Babbo Natale. Si vede Babbo Natale goffo e vizioso, che cade dal camino con
l'antenna del televisore in mano e, arrivato a casa di Renaud senza nessun
regalo, si ubriaca e comincia a fare un gran baccano. Renaud lo considera un
poveraccio,[53]
il quale, dopo avergli rubato le scarpe e il giubbotto, se fosse stata in casa
si sarebbe portato via anche la moglie. Renaud lascia libero sfogo alla sua
fantasia, che crea situazioni e personaggi incredibili e irreali. Da qui nasce
l'impressione che essi facciano parte più del mondo del fumetto che del mondo
reale. Non bisogna però considerare questo fatto come una ulteriore fuga. Il
mondo della fantasia è un aspetto fondamentale del cantautore, al quale egli
non ha mai rinunciato.
Se nei
primi album la fantasia si esprimeva soprattutto nel gioco e nel paradosso
linguistico, ora essa è in grado di crearsi una ambientazione tutta sua[54]
e dei personaggi che hanno un certo spessore psicologico. Ma a ben vedere le
canzoni di questo periodo non sono poi così distanti da altre canzoni come ad
esempio La menthe à l'eau ('75), dove la storia non è meno assurda e
irreale. Presente fin dal primo disco, la fantasia allo stato più puro trova in
questo periodo una feconda fonte di espressione, che non si limita più a
cercare il paradosso nella realtà, ma si crea una realtà a propria immagine.
Tutto
ciò non significa però che Renaud rinunci al suo primo divertimento e
abbandoni il gusto per il gioco linguistico. Questo rimane come un punto di
riferimento costante nella sua produzione e si ritrova anche in canzoni meno
esplicitamente giocose, come per esempio in Dans mon H.L.M. ('80), in cui
proprio la strofa è costruita sul gioco dei significanti, per cui H.L.M. suona
come "hasch elle aime", dove "elle" è la Germaine di cui si
è parlato.
In Dès
que le vent soufflera ('83) la strofa è costruita e modificata per esigenze
di metro e di rima. Il verbo repartir
viene coniugato alla prima persona del futuro come alla terza persona, per fare
rima con la parte iniziale del verso. Nel secondo dei due versi Renaud si
inventa invece una nuova forma verbale e costruisce il futuro del verbo s'en
aller dalla radice del presente, formando la prima persona plurale
"nous nous en allerons". Formalmente questo futuro non sarebbe errato,
se non fosse che il verbo si coniuga con due radici diverse per il presente e
per il futuro (nous nous en irons). Il
giocoliere della lingua lo sa benissimo, ma si diverte a storpiare la
grammatica, soprattutto se in questo modo riesce a ottenere risultati metrici e
di rima particolari. La stessa funzione ha il numero dodici che diventa
"deuze" in Près des autos tamponneuses ('83). E' superfluo
sottolineare che non si tratta di un modo per superare i propri limiti poetici
da parte dell'autore, ma di una scelta linguistica ben precisa.
La seconda fase della produzione renaudiana si può dividere in due parti, o per meglio dire, si può individuare al suo interno il momento in cui, col disco Morgane de toi... ('83), supera questa stessa fase e si affaccia alla terza. Renaud appare ora un cantautore maturo e sicuro di sé, che non è più solo un contestatore e ha qualcosa da proporre. La banlieue appare soffocata dalla disperazione e dalla solitudine, ma rimane ancora un filo di speranza. I toni forti dei primi due dischi, nel terzo raggiungono, in alcune canzoni, la loro massima espressione, ma in altre vengono fortemente attenuati. Il mondo dei bambini comincia a crearsi un suo spazio e Lolita diventa un elemento fondamentale. Accanto alla figlia un nuovo tema è rappresentato dalla droga.
[1]"Je déclare pas avec Aragon,\ Que le poète a toujours raison"
[2]"C'est
sûr'ment pas un disque d'or\ Ou un Olimpia pour moi tout seul,\ Qui me
feron virer de bord,\ Qui me feront fermer ma gueule."
Questi versi diventeranno un vero e proprio slogan quando arriveranno il disco d'oro e il concerto all'Olimpia, di cui farà un disco dal vivo nel 1982.
[3]"Plus de slogans face aux flicards,\ Mais des fusils, des pavés, des grenades!"
[4]"Si
un jour j'me retrouve la gueule par terre\ Sûr qu ça s'ra d'la faute à
Baader.\ Si j' crève le nez dans le ruisseau\ Sûr qu' ça s'ra d' la faute
à Bonnot."
Baader fu, insieme a Meinhof, promotore del gruppo terroristico R.A.F. (Rote Armee Fraktion), costituitosi nella Repubblica Federale Tedesca. Morirono in carcere nel 1972.
Joseph Bonnot fu capo di una banda di anarchici, la quale, utilizzando tra i primi nella storia del crimine l'automobile, commise varie rapine negli anni 1911-12. Venne ucciso durante una sparatoria nel 1912.
[5]"votr' République, moi j' la tringle"
[6]"J'suis pas d'ton clan pas d'ta race\ Mais j'sais qu' le coup d' pied au cul\ Que j' file au bourgeois qui passe\ Y vient d' l'école de la rue\ Et y salit ma godasse"
[7]"Aux bourgeois tu r'fileras\ Des cancer à tour de bras\ Et aux prolos des ulcères\ Parc'que c'est un peu moins cher\ El l'tiers-monde qu'a besoin d' toi\ Là c'est sûr que t'iras pas\ Malgré tous ceux qui vont crever"
[8]"Au service de cet État\ De cette société ruinée\ Qu' des étudiants respectables\ Espèrent un jour diriger\ En trapinant dans leurs cartables\ La connerie de leurs ainés"
[9]"Étudiant en que dalle\ Tu glandes dans les facultés\ T'as jamais lu le Capital\ Mais y'a longtemps que t'as pigé".
[10]In La bande à Lucien ('77).
[11]"C' qui m' déplaît\ C'est que j'aime pas la guerre\ Et qui c'est qui la fait\ Ben c'est les militaires".
[12]A proposito di Où c'est que j'ai mis mon flingue? ('80) Renaud affermava:"Cette chanson, je l'ai écrite un jour où jétais excédé. Je n'ai pas cherché à faire beau, je dis exactement ce que je pense. C'est vrai qu'elle n'est pas construite, mais elle est là, comme ça, sincère.".
[13]In Exagone ('75) lo aveva definito "le roi des cons, sûr son trône".
[14]"J'voulais t'dire simplement\ Qu'ce soir, on fait des nouilles.\ À la ferme c'est le panard\ Si tu veux viens bouffer\ On fumera un pétard\ Et on pourra causer".
[15]"le baba-cool cradoque", "Une p'tite bourgeoise bêcheuse", "Un p'tit rocky barjo", "un punk"e "un intellectuel en loden".
[16]"Et j'ui ai dit toi m' fous les glandes\ Pis t'as rien à foutre dans mon monde\ Arrache-toi d' là t'es pas d' ma bande\ Casse-toi tu pues\ Et marche à l'ombre".
[17]"J' m'appelle Slimane e j'ai quinze ans"
[18]Certificat d'Aptitude Professionnelle
[19]"J'suis pas encore allé en taule\ Paraît qu' c'est à cause de mon age\ Parait d'ailleur qu' c'est pas Bysance\ Que t'es un peu comme en cage"
[20]"Des fois, j' me dis qu'à trois mille bornes\ De ma cité, y'a un pays\ Que j' connaîtrai sûr'ment jamais\ Que p't'être c'est mieux, p't'être tant pis\ Qu' là-bas aussi, j' s'rai étranger\ Qu' là-bas non plus, j' s'rai personne"
[21]Per es. Laisse béton ('77)
[22]"On l'a r'trouvé raide comme une cierge\ Pendu au beau milieu d' sa chambre\ ...\Y m'avait dit personne ne m'aime\ J'suis qu'une pauv' teigne"
[23]In Deuxième génération ('83) Slimane sogna una ragazza che lavori per dargli da mangiare o un lavoro dove sia pagato per non fare nulla.
[24]"Y rêvait d'une famille qu'y faudrait pas subir,\ Des parents qui s'raient pas des flics ou des curés,\ Pour pas dev'nir comme eux y voudrait pas vieillir"
[25]"y'a rien qui l'accroche\ Faut la s'couer pour qu'elle bronche\ ...\ Elle s'intéresse à rien.\ Elle croit pas à la chance\ Elle croit pas au destin\ Du reste elle s'en balance".
[26]"Elle dit que tout l'emmerde,\ Que les gens sont méchants, \ Qu'elle a plus rien à perdre,\ Qu'elle est toute vide dedans,\ Qu'elle voudrait bien, le soir,\ Sans déranger son monde,\ Crever toute seule dans l'ombre\ Pour sortir du brouillard"
[27]"Quand elle était plus p'tite,\ Elle voulait faire actrice,\ ...\ Elle voulait une maison\ Avec des baldaquins,\ Pi une machine à coudre,\ Des fleurs et des coussins".
[28]"elle a mis l' bon Dieu\ Juste au-dessus d' son paddock\ Elle y croit si tu veux\ Mais c'est pas réciproque".
[29]"Toi et moi, ensemble, on est quand même seuls...", in Loulou ('83).
[30]"t'étais moins gras\ Un p'tit peux plus jeune et moins con surtout".
[31]Vedi pag.
[32]"Une gonzesse de perdue\ C'est dix copains qui r'viennent", in Manu ('81).
[33]"on est des loups\ On est fait pour vivre en bande\ Mais sourtout pas en couple\ Ou alors pas longtemps", in Manu ('81).
[34]"Eh! Manu vivre libre\ C'est souvent vivre seul\ Ça fait p't'être mal au bide\ Mais c'est bon pour la gueule"
[35]"j' vais t' dire si tu m' fais un sourire\ Tout c' que j' t'ai dit j' te jure que j' le r'tire\ Mais si j' croise ton dealer j'y fous dans le cœur\ Un coup d' surin de la part d'un copain\ Ça risque d'être dur vu que c't'ordure\ Un cœur ça m'étonnerait qu'il en ait un".
[36]"T'as p't'être raison j' te parle comme un vieux con\ Mais j'suis un vieux con vivant".
[37]"Toi t'as les boules moi j'ai la frite\ ...\ Tu te fais une ligne moi j' bois une bibine\ Pendant qu' tu t' dopes j' fume mes deux paquets d' clopes"
[38]"Quand j'en ai marre d' ces braves gens\ J' fais un saut au huitième\ Pour construire un moment\ Avec ma copine Germaine,\ Un monde rempli d'enfants.\ Et quand le jour se lève\ On s' quitte en y croyant,\ C'est vous dire si on rêve!"
[39]La barca si chiama Makhnoucihina, epopea di Makhno, ispirata all'anarchico armeno Makhno, ucciso dai bolscevichi durante la rivoluzione russa.
[40]"En arrivand dans la cuisine\ J' me suis dit tiens un p'tit Ricard\ Mais après mes quatorze bibines\ J'étais un p'tit peu dans l' coltard\ J'ai bu un grand verre de Blédine\ J'me suis vautré dans la caisse du chat\ Et dans le biberon de ma gamine\ J'ai mis de la sciure et du Pastaga".
[41] In Pochtron! ('83) il protagonista racconta di una serata in cui si è ubriacato e la canzone finisce con la comparsa della figlia: "Lève-toi c'est huit heures y m' faut mon biberon\ ...\ C'est c' que me dit ma gosse\ Qui n'a pas d'éducation".
[42]Come spiega lo stesso Renaud "je l'ai appris d'une fille qui me parlait de son mec en me disant: Je suis morgane de lui, amoureuse de lui. Elle m'a dit que c'était une expression manouche. L'argot des Gitanes"; poi aggiunge "La pub a repris l'expression, et ça commence à m'énerver car plein de gens pensent que j'ai vendu les droits et que je touche. J'aurais du".
[43]"Y'a un mariole, il a au moins quatre ans\ Y veut t' piquer ta pelle et ton seau".
[44]"Tu risques de donner faim à un tas de p'tits mecs\ Quand t'iras à l'école"
[45]"Déploie pas tes ailes, Lolita t'envole pas".
[46]"C'est comme si j' pissais dans un violoncelle\ Comme si j'existais plus pour elle".
[47]"Parfois c' qui m' désole, c' qui m' fait du chagrin\ Quand j' regarde son ventre et le mien\ C'est qu' même si j' dev'nais pédé comme un phoque\ Moi, j's'rais jamais en colque..."
[48]"Faut bien dire c' qui est, moi aussi, j' débloque\ Depuis qu'elle est en cloque".
[49]"T'entends pas c'bruit, c'est le monde qui tremble\ Sous les cris des enfants qui sont malheureux".
[50]Vedi pag.
[51]"Allez viens avec moi, j'tembarque dans ma galère\ Dans mon arche, y'a d' la place pour tous les marmots".
[52]"On a mangé ensemle\ Une glace au chocolat,\ Elle, elle a pris framboise\ Et moi, j'ai rien mangé"
[53]"Le Père Noël est un crétin\ ...\ Le Père Noël est un poivrot\ ...\ Le Père Noël est un pauv' mec".
[54]"Quatorze avril 77,\ Dans la banlieue où qu'y fait nuit\ La petite route est déserte,\ Gérard Lambert rentre chez lui.\ Dans le lointain les mobylettes\ Poussent des cris...\ Ça y'est, j'ai planté le décor,\ Créé l' climat de ma chanson,\ Ça sent la peur, ça pue la mort", in Les aventures de Gérard Lambert ('80). "Voilà l' brouillard qui tombe c'est normal c'est l'hiver\ Pour l'ambience d' la chanson faut des intempéries\ Faut un climat sordide comme dans les films de guerre", in Le retour de Gérard Lambert ('81).